“Carissima Cicci stasera mi fucileranno non piangere troppo per me, saprò morire da soldato. Mi spiace non poterti vedere ancora una volta, ma questi sono i casi della vita. In questi mesi di montagna ho sognato tanto la vita che avremmo condotto insieme per sempre se tutto fosse finito bene…” L’autore di queste struggenti parole è Giorgio Paglia, un giovane ragazzo figlio di un fascista che si era distinto nella guerra in Etiopia. Lui però di fascismo non ne voleva sapere: aveva ben chiaro il dolore, la morte e la distruzione che la cieca adesione al nazifascismo stava seminando nel mondo, e quindi decise di sfidare il regime, e divenne partigiano. Cicci è Maria Luciana Vandone, giovane studentessa milanese, di famiglia dichiaratamente antifascista. Cicci già da ragazzina, aveva le idee molto chiare, non sopportava quell’atmosfera di coercizione e violenza, e per questo rifiutò di fare la capomanipolo a scuola. «Per me la libertà è la ragione per vivere. Mi sono sentita partigiana immediatamente» Giorgio e Cicci si incontrarono nel 1940 e si innamorarono immediatamente. Erano due ragazzi giovani e idealisti, amavano la vita e la libertà, e sognavano una vita insieme. Ma la Storia di quegli anni bui non permise loro di realizzare questo sogno. La Storia li costrinse a scegliere da che parte stare, e loro scelsero, senza esitazioni. Davanti all’orrore provarono a fare qualcosa, una piccola grande cosa: crearono una rete clandestina per salvare alcuni bambini ebrei dalle deportazioni. Genitori con il cuore lacerato ma con la speranza di poter salvare la vita ai propri figli portavano i bambini nel piccolo appartamento che Giorgio aveva affittato vicino al confine con la Svizzera. Di notte poi, lui e Cicci portavano i bambini in Svizzera, per affidarli ad altre persone. Con questo sistema riuscirono a salvare una quindicina di bambini. Poi Giorgio andò in montagna con i partigiani, Cicci rimase a Milano a occuparsi delle comunicazioni, a raccogliere cibo e soldi. Si sarebbero dovuto ritrovare dopo la guerra, pronti a coronare il loro sogno, ma le cose andarono diversamente: il 17 novembre 1944 Giorgio Paglia fu catturato dai fascisti. Gli offrirono la grazia, in considerazione della medaglia d’oro del padre, ma quando Giorgio capì che i suoi sette compagni non si sarebbero salvati, decise di essere fucilato insieme a loro. Cicci e Giorgio si erano giurati di non raccontare mai a nessuno la loro storia, ma qualche anno fa, Cicci, ormai anziana, si è resa conto di quanto fosse importante far conoscere la storia di questo ragazzo giovane e idealista, e del loro tentativo di portare un po’ di luce in uno dei momenti più bui della Storia, cercando di salvare vite umane. È vero, Giorgio ha pagato con la vita il suo impegno e il suo coraggio, ma come ha dichiarato Cicci Vandone quando le è stato chiesto se ne fosse valsa la pena “forse sì per i nostri figli che avranno un mondo migliore.” (La testimonianza di Cicci Vandone, scomparsa all’età di 97 anni, è contenuta nel libro di Gad Lerner e Laura Gnocchi, “Noi Partigiani”, Feltrinelli 2020, che raccoglie alcune delle numerose interviste contenute nel progetto multimediale del Memoriale della Resistenza, sul sito “noipartigiani”).
A cura della farfalla della gentilezza
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