Scuola e #buonepratiche
Pubblichiamo a seguire un interessantissimo contributo sulla scuola e su come sia possibile migliorarla.
L'articolo è stato scritto dalla prof.ssa Margherita Politi, autrice del bel volume "A scuola non si respira più ",che ha deciso di aderire alla nostra associazione .
RENDIAMO CURIOSI I NOSTRI STUDENTI
di Margherita Politi
Troviamo sui quotidiani di questi giorni molti articoli sull’aumento delle disuguaglianze sociali che la pandemia ha provocato in ambito scolastico, disuguaglianze però già presenti nella nostra scuola ma che ora sono state terribilmente amplificate. Nel mio saggio “A scuola non si respira più”, pubblicato nel marzo dello scorso anno, pre pandemia, avevo sentito l’esigenza di analizzare il perché, in pochi anni, la nostra scuola, da fiore all’occhiello nel mondo, fosse precipitata, nell’Unione Europea, al penultimo posto, ultima la Grecia. L’esigenza di scrivere sulla scuola, di fotografarla, con dati impietosi, era nata per divulgare cosa è Scuola, come si dovrebbe fare Scuola, come si potrebbe migliorarla, evidenziando la sua implosione, anno dopo anno.
Il saggio, frutto di attenta osservazione dell’ampio contesto scolastico, soprattutto quello
che riguarda la prima ed importantissima fase dell’età evolutiva dei ragazzi, ovvero la scuola dell’infanzia sino alla secondaria di primo grado, analizza come, a seguito di continui tagli attuati da ogni tipo di schieramento politico, abbia condotto a una scuola non più in grado di formare se non i ragazzi già formati in famiglia, producendo nelle zone della periferia urbana e in quelle maggiormente povere dal punto di vista socio – culturale – economico un abbandono scolastico che desta serissime preoccupazioni.
Il sistema scuola era ed oggi ancor di più, è al collasso. In questi ultimi anni, connotati da grandi cambiamenti della società, la scuola si è dovuta adeguare, ma non sempre al meglio. Gli insegnanti sono in grande sofferenza come i ragazzi che manifestano, sempre più, bisogni diversi, ascolto, comprensione, motivazione.
Oltre a restituire una fotografia alquanto impietosa della scuola italiana, nel libro scrivo come questa nostra importantissima Istituzione debba essere “riprogrammata” avvalendosi di personale qualificato, motivato, non a scuola “per caso”; oggi quella del docente è quanto mai una vera professione docente. Non possono più essere accettate sanatorie di personale non qualificato. I docenti, come quasi in tutte le categorie, dovrebbero essere selezionati e valutati in itinere.
Oggi, quanto mai, occorrono azioni, fatti, per arginare questa devastante realtà. I nostri ragazzi hanno il diritto di crescere da bambini e da adolescenti sereni, qualsiasi sia la situazione al contorno. Non tutto può essere roseo, le difficoltà fanno crescere, ma quando sono troppe diventano devastanti.
Già prima dell’emergenza covid la maggior parte dei bambini e dei ragazzi, manifestava malessere.
La scuola è chiamata a rispondere in modo adeguato non soltanto a beneficio degli allievi che si adattano alle situazioni, ma anche a quella pluralità di studenti che manifesta bisogni di ogni genere. Lo stile educativo dovrebbe riguardare i bisogni di tutti, da quelli manifestati dai ragazzi molto ricettivi che, se non guidati, si annoiano, a quelli con bisogni educativi speciali, con difficoltà di apprendimento o con disturbi del comportamento stabili o transitori o con difficoltà psicologiche, psichiche, sensoriali o motorie.
Il benessere dunque deriva dalla capacità dei docenti di osservare e cogliere i segnali comunicati da tutti i ragazzi, siano di approvazione, siano di disagio. Si può affermare che il benessere degli alunni corrisponda al benessere degli insegnanti: dovrebbe essere così, ma non è da sottovalutare quanta importanza abbia la famiglia nel raggiungimento del vero benessere del ragazzo. La scuola, da sola, è impotente. Occorre far pervenire alle famiglie il forte messaggio di rapportarsi con la scuola come un validissimo alleato, attuando insieme quelle strategie educative che facilitino un percorso mirato al benessere dei figli nel difficile momento di crescita tipico dell’età evolutiva adolescenziale. Essere con la scuola e non contro la scuola, su questo occorre lavorare.
Occorre dunque “riprogrammare” la scuola, partendo dalla scuola dell’infanzia. Preoccupante il dato che le maestre, sin dal primo anno della primaria, non riescano a cogliere l’attenzione da parte dei loro piccoli allievi che, giunti alla secondaria di primo grado, non sono in grado di seguire le lezioni, neppure quelle più interessanti.
Nel libro, parlando di buone pratiche, insisto sulla necessità di fornire una educazione completa ai nostri alunni attraverso attività educative e formative.
Senza “attenzione” da parte dei nostri bambini e ragazzi, la scuola non potrà mai ripartire: senza attenzione non si procede in nessuna direzione. Gli esperti suggeriscono diverse pratiche utili: la lettura, la stessa educazione digitale, esercizi di rilassamento, e tanto altro, compresa tutta quell’ampia gamma di attività dell’“imparare giocando”.
Per giungere alla cultura occorre far funzionare la mente e nutrirla, ma ciò può avvenire soltanto attraverso la motivazione e la curiosità. La curiosità ha portato tante persone ad essere geniali,
basti pensare ai nostri Grandi: da Leonardo a tanti altri. Senza curiosità si rimane legati alla normalissima routine quotidiana. Porsi domande, a tutte le età permette di allargare gli orizzonti, di guardare al di là. È come se la mente si aprisse ad altre realtà. L’esercizio alla curiosità fa scoprire nuove informazioni e fa sì che il nostro cervello si spinga verso altre conoscenze. La noia, per i curiosi, non esiste! Incuriosiamo i nostri allievi attraverso il loro coinvolgimento, con l’attenzione alle loro emozioni, con una didattica volta alla positività.
Rendiamo dunque curiosi i nostri ragazzi: sapranno stare anche “attenti” non soltanto all’ascolto della lezione o attenti alle attività pratiche, sapranno ascoltare se stessi, relazionarsi con i propri compagni e comprendere anche gli stati d’animo di chi hanno di fronte.
Si chiede dunque una scuola rinnovata. Mi piacerebbe poter riproporre un modello di scuola montessoriano dove vi è la cura del bambino, dove il bambino è maestro, dove i bambini, chiamati allora “frenastenici”, corrispondenti ai nostri attuali “BES”, riescano, attraverso attività mirate, a raggiungere gli altri annullando le disuguaglianze sociali. Soltanto con una scuola a dimensione di bambino, con docenti preparati e maggior tempo scuola, riusciremo a riprendere in mano la nostra Cultura, questa è la priorità per i nostri decisori politici.
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