di Benedetta Cosmi
È come dire «una persona è in uno stato di povertà» nei giorni in cui è a «dieta». Non avrebbe alcun senso. Seguiamo la metafora. Durante uno schema alimentare che prevede l'alternanza di fasce orarie in cui è possibile mangiare a ore di completo digiuno nell'arco della stessa giornata, è corretto chiamare disagio economico questo comportamento? Assolutamente no, è chiaro a tutti la differenza tra povertà e dieta, e allora perché invece si lascia fare abuso del linguaggio da cronaca nera su «stalker», «molestia», per situazioni che nulla hanno a che fare con situazioni criminose? Rubando le giuste attenzioni a chi ha davvero bisogno, creando inflazione si normalizza un «al lupo al lupo». Non si può dire che un complimento è una molestia, che il corteggiamento è stalker, si può e si deve dire che la violenza è reato sempre e non è mai amore: cadere dalle scale non può avere nessuna nostra tolleranza. Troppi casi iniziano così. Non protegge di più chi ne ha bisogno, fare di tutta l'erba un fascio, diventa un problema di cultura generale: si finisce per sottovalutare la violenza sessuale, confondendola con molestia sessuale e quest'ultima con molestia generica. Come dire fame, dieta, digiuno intermettente, sciopero della sete.
Prima regola base: le azioni romantiche non sono da stalker. Potete continuare a fare le serenate.
Dobbiamo imparare a distinguere perché altrimenti chi ha bisogno affoga. Tutto è molestia niente è molestia.
Non guardare una donna non dandole quindi peso, ruolo, rispetto, riconoscimento, una situazione di normalità, per non sentire attrazione, sentimenti e l'imbarazzo della tentazione, è molto più grave di un fischio quando passa, fatto davanti a tutti in pieno giorno, in una situazione di sicurezza.
Se di notte non farla sentire osservata può essere una forma di rispetto, in un contesto professionale è invece la cosa più ingiusta (al pari delle avance in abuso di potere) alla stregua. Anzi è più labile quindi fa più male, perché mentre la seconda si può dimostrare la prima appare una supposizione: nessuna cimice registrerà le parole non dette. Ecco. Il silenzio è una colpa.
Un giornalista che chiama per avere un'informazione non è molesto. Fa solo il suo mestiere.
Un giornalista che non chiama più per avere un'informazione non è educato vuol dire che ce l'ha già.
Il giornalismo è il bene comune ma dipende cosa segue, cosa è più importante di chi.
Ma chi vende di più... Cosa è più utile per cittadini informati...
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